sabato 21 aprile 2018

Mai più violenza. La recensione di La prima volta avevo sei anni

Buon pomeriggio cari lettori, come state? L'estate sta arrivando e inizia la stagione delle grandi letture. Per stare in tema, oggi vi presento proprio una grande lettura. Senza fare neanche una presentazione, perché questo libro non ne ha bisogno, inizio subito con la recensione di LA PRIMA VOLTA AVEVO SEI ANNI, di Isabelle Abury. 



TITOLO: La prima volta avevo sai anni
AUTORE: Isabelle Abury
EDIZIONE: Narrativa contemporanea Tascabili Newton
PAGINE: 217


TRAMA 
Avevo sei anni. Ricordo che stavo facendo il bagno e che mio padre era con me nella stanza, completamente nudo. Avrebbe continuato a comportarsi in questo modo finché io non arrivai all'età di quattordici anni, trovando il coraggio di parlare. La storia che sto per raccontarvi non è solo mia ma succede ogni giorno a migliaia di bambini, nelle loro case, nel segreto delle loro camerette. Finché questa situazione andrà avanti io non avrò pace. 
Ci sono storie talmente terribili da colpire il cuore di chi ha il coraggio di ascoltare. La storia di Isabelle, per esempio. Una bambina di appena sei anni costretta a subire un abuso del padre che, protetto dal silenzio, profana il suo corpo e la sua anima. Una storia sporca che si trascina finché, raggiunta l'adolescenza, Isabelle trova il coraggio di ribellarsi e di denunciare il suo violentatore. La galera per il mostro che l'ha messa al mondo, però, non basta a cancellare un male così grande. Anche perché lo stupratore se la cava con sei anni di prigione. Isabelle cresce ma l'orrore che ha vissuto è sempre dentro di lei. è quell'orrore che, da ragazza, la spinge nel baratro della prostituzione. Ed è sempre quell'orrore a impedirle di vivere con serenità qualunque relazione sentimentale anche se riesce con un'incredibile forza di volontà, di diventare madre. La prima volta avevo sei anni è un grido di dolore e di vendetta, è un atto di accusa troppo spesso ignorato, è un lamento scarno e feroce al tempo stesso. Un libro sincero, terribile e disperato. Ma necessario. Fondamentale per capire come troppo spesso il lupo cattivo ha il volto insospettabile delle persone che ci sono più care.


RECENSIONE 
La prima volta avevo sei anni è un grido, che tutte le persone che hanno subito violenze sessuali devono trovare il coraggio di fare.
Isabelle è nata in una famiglia dove la madre non le da molte attenzioni e il padre ne da troppe. Infatti, come dice il libro: "la prima volta che morì è stato nel bagno all'età di sei anni", da quel padre che per ogni bambina deve essere una figura di riferimento.
Quando i genitori si separano, l'incubo continua. Va vivere con il padre, che deciderà di farla prostituire. Va avanti così per anni: di giorno una studentessa e di notte una prostituta. L'incubo finisce all'età di quattordici anni, quando finalmente trova il coraggio di parlare. Nell'udienza il padre ottiene solo pochi anni di carcere.
Da li a dopo si trova ad affrontare: Depressione, autolesionismo e periodi alternati di bulimia e anoressia.

La storia di Isabelle, è solo una di tante storie che non vengono raccontate e che le protagoniste non hanno coraggio di parlare per la paura. Per non dire troppe cose, che possano rilevarti tutto il libro, finisco per dire leggetelo, per capire che certi atteggiamenti non sono causali, che tutto quello che facciamo, in fondo avrà un significato.

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