sabato 27 gennaio 2018

Recensione di Maze Runner - Il labirinto

Buon pomeriggio cari lettori, vi parlerò un un film molto bello, uscito un po' anni fa, ma ogni volta che lo vedo, mi fa ricordare le emozioni che avevo visto la prima volta.


Immaginatevi di svegliarvi una mattina e all'improvviso non ricordarvi niente, a malapena il vostro nome. E non riconoscete neanche chi vi sta guardando nella gabbia. Quello che pensa il protagonista è niente a confronto di quello che devono attraversare i protagonisti di Maze Runner - Il labirinto, il primo film della saga, scritta da James Dasher. 







Il protagonista è Thomas, interpretato da Dylan O'Brian, che si sveglia in una ascensore che sale in alto e quando finalmente si ferma vede dei ragazzi sconosciuti. Non ricorda nulla di se e di come è finito in quel posto. Piano piano i suoi nuovi compagni gli spiegano tutto: si trova in una Radura. Ognuno ha il suo compito e insieme sopravvivono. L'unica uscita pare che sia tra il labirinto, ma ogni sera le porte del labirinto sia chiude per proteggere i ragazzi dai Dolenti, orribili creature meccaniche da cui nessuno è mai ornato vivo. I soli che possono attraversare le perte del labirinto sono i velocisti: ragazzi che ogni giorno entrano nel labirinto per cercare un'uscita. Ma Thomas è curioso e le regole della Radura gli stanno strette. Ma poi un giorno.....

Ovviamente non vi dico più niente, perché lo scheletro di tutto film, è costruito da una serie avvenimenti che causano delle conseguenze, che a catena conduce lo spettatore, fino alla fine del film. Non posso metterlo in paragone con il libro perché quando uscì non lo lessi, e cominciai subito a leggere il secondo libro, si me ne sono pentita, ma oramai non si può tornare indietro.

Il regista riesce a dare più spazio a scena d'azione, limitando le interazioni emotive dei personaggi. Eppure non si fa nessuna fatica a credere che i loro legami sono reali, a percepire le ansie e le preoccupazione che li attanagliano, a provare con loro quella sottile e persistente paura di non farcela.

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